Chiesa di Santa Maria in Silvis
La chiesa antica
Delle numerose chiese e oratori che caratterizzavano il paese in tempi antichi, la chiesa di Snata Maria è l'unica giunta fino a noi, seppur frutto di alcune trasformazioni.
Nell'anno 1418, oppure secondo l'interpretazione di altre fonti nell'anno 1425, per provvedere alla comunità rimasta priva di religiosi si decise di edificare un monastero francescano presso la chiesa di Santa Maria de Supravalle e assegnandone ai frati la gestione del luogo di culto. Queste informazioni sono indizio di una pre-esistenza dell'edificio alla data di costruzione del monastero.
La chiesa è documentata, con minime variazioni, in due affreschi: è, infatti, dipinta nel chiostro di San Giuseppe a Brescia e in un dipinto all'interno della chiesa stessa: nella terza campata sinistra, a lato del confessionale, vi è una Madonna di Caravaggio con la chiesa posta dietro le due figure femminili: vi è raffigurato l'edificio con una semplice facciata delimitata da paraste ed eleganti capitelli che si innalzavano fino alla trabeazione con timpano triangolare, forse con tre pinnacoli. Sopra la porta d'accesso delimitata da una cornice sagomata si apriva una finestra quadrata e un ulteriore oculo in mezzo al timpano. Poco più alto della chiesa era il campanile a base quadrata.
Questa chiesa è ben dettagliata in una pianta di Lorenzo Stoppani, realizzata nel 1770 (un anno dopo la soppressione del convento), in cui appare a tre campate con sei cappelle laterali di diverse dimensioni. Il presbiterio era lievemente sopraelevato e molto più stretto della navata, direttamente collegato ad un coro sul quale si apriva una porta verso il retrocoro; nella pianta è presente anche un portichetto davanti l'ingresso principale, che non è presente nei due citati affreschi.
Le ristrutturazioni novecentesche
Questa chiesa fu allungata nel 1912, anno in qui furono aggiunte due campate e relativi altari.
Un altro significativo intervento fu attuato a partire dal 1929, allorché su progetto del conte, ing. Emilio Gritti Morlacchi, veniva demolito il presbiterio sostituendolo con uno di maggiori dimensioni; sopra veniva innalzato un tiburio ottagonale con cupola interna a base circolare. L'antico coro e retrocoro furono uniti in un unico ambiente terminante con un'abside semicircolare e catino.
Nel 1933 fu installato un nuovo altare, mentre nel 1942 fu rivisto l'impianto decorativo generale ad opera del vaianese Pietro Ferrari. Altri lavori furono eseguiti tra il 1937 ed il 1944: un nuovo pavimento, nuovi altari laterali, la via Crucis ad opera dello scultore Giovan Battista Scorsetti, la bussola del portale (di origini settecentesche e acquistata in Brianza).
Nel 1944 fu riedificata la facciata in occasione del 5° centenario della morte di San Bernardino da Siena.
Altri interventi venivano eseguiti nel 1977 sul presbiterio e sull'altare per rispondere ai nuovi dettami conciliari.
Le opere d'arte
Durante la demolizione del coro furono strappati alcuni antichi affreschi, documentati fotograficamente, la cui attuale ubicazione è ignota; raffigurano la Madonna, i santi Elena, Pietro martire, Lucia, una Madonna del Latte ed una Madonna con il Bambino, ascrivibili a uno o più pittori lombardi vissuti tra la fine del XIV ed i primi anni del XV secolo.
Una tra le più interessanti opere attualmente presenti è una Madonna in trono, o Madonna della neve, ora collocata nella prima campata destra sopra il fonte battesimale; si tratta di un affresco cinquecentesco strappato, proveniente dall'oratorio della Madonna della Neve (demolito nel 1950) e attribuito ad Aurelio Busso oppure alla sua scuola.
Nella cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù vi sono tracce di affreschi che un tempo si estendevano probabilmente per tutta la cappella; vi si ravvisano, in particolare, Sant'Apollonia e Santa Lucia, opera di Tommaso Pombioli.
Santa Lucia.
A destra della bussola d'ingresso è collocato il quadro raffigurante una Crocefissione, una delle pochissime opere note di Giovan Battista Picenardi, fratello del ben più noto Mauro. A sinistra un quadro raffigura San Diego d'Alcalà, ottima opera di Giovan Battista Discepoli, detto lo Zoppo di Lugano.
Gli affreschi della terza campata sinistra, la già citata Madonna di Caravaggio e Le anime del purgatorio sono attribuibili ad un prolifico decoratore cremasco del XVIII secolo, Giacomo Desti, detto il Cardellino.
Altri affreschi strappati della demolita chiesetta di Santa Maria della Neve sono conservati in sacrestia.
Tra gli arredi derivati dell'edificio francescano si segnalano anche due pregevoli confessionali risalenti al XVII secolo.
Ultimo aggiornamento:
16/03/2019